Il presidente della regione Toscana, Enrico Rossi ha iniziato a mescolare le carte all’interno del Pd. Ad agitare le acque la sua autocandidatura alla segreteria del Partito democratico. In un’intervista rilasciata al quotidiano Il Tempo, in cui Rossi afferma: “Come avevo detto sin dalla mia rielezione a presidente della Regione Toscana, intendo impegnarmi nel dibattito politico nazionale e intendo farlo con la mia sensibilità, che è diversa da quella del premier Matteo Renzi ma non è antirenziana” e “ringrazio Renzi di aver dato l’ok alla mia candidatura”.
“A Renzi riconosco piena legittimità e l’impegno delle riforme che sta facendo da Presidente del Consiglio. Col governo ho un rapporto serio e leale, da una posizione di sinistra come la mia, che si fa valere e che rivendica una propria e piena dignità. Oggi, per quanto prematuro possa sembrare, ribadisco la disponibilità a una mia candidatura politica alla segreteria del Partito democratico. Sono convinto che si debba recuperare la cultura fondativa del Partito democratico, che viene dal Pci, dal riformismo cattolico di un uomo come Giorgio La Pira, il sindaco ‘santo’ di Firenze”, spiega il governatore della Toscana nell’intervista, e poi conclude tirando in ballo Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani: “Credo che per ciascuno di noi esistano dei cicli politici, che si aprono, si sviluppano e poi si chiudono. Cicli in cui facciamo sognare e sperare ma che poi finiscono. Io ho grande rispetto per D’Alema e Bersani e penso che debbano dare un contributo, oggi, su un piano più alto, di elaborazione di idee, ma non nella battaglia politica quotidiana”.